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Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).

 
PREFAZIONE

  

di Johan Galtung¹

Martí Olivella ha scritto un libro importante. Si è addentrato su una strada che gli economisti non osano percorrere, e questo non proprio perchè siano degli angeli... Danaro, danaro in quanto tale. Egli ci da le sue analisi, i suoi pronostici e le sue proposte di possibili rimedi. Progetta delle innovazioni sociali radicali che, come egli stesso espone, non verranno accettate facilmente. Ma il meno che potrà succedere sarà suscitare un dibattito sociale su uno dei fenomeni più importanti del nostro tempo: la conversione in massa del "danaro moneta" e del "danaro carta" in "danaro di plastica".

Giorno dopo giorno i mezzi di comunicazione ci offrono notizie sul potere del denaro nell'economia mondiale. Da un lato abbiamo la creazione di valori, di "beni e servizi", anche se, sempre, troviamo aspetti di "mali e antiservizi" nascosti nella loro produzione, distribuzione o consumo, aggiunti agli occulti effetti secondari positivi. Detto in altre parole, le esteriorità. Mettiamo il caso che l'economia reale è R, e che c'è un'altra economia, F, l'economia finanziaria, che consiste in ogni sorta di strumenti finanziari, fra i quali abbiamo il danaro. Sia in R come in F ci sono ristagni e movimenti, con F che si muove in direzione opposta, o R che paga, supponiamo, per i servizi e i beni di R. Basta guardare la vetrina di qualunque negozio per vedere che R si muove dagli scaffali verso il cliente, ed F che si sposta dal cliente verso la cassa. Naturalmente il cliente puo anche pagare con R, non è imprescindibile ricorrere al danaro. Dopo tutto, il baratto è ancora molto importante, sebbene forse di più nel settore dei servizi: "io faccio qualche cosa per te e tu fai qualche cosa per me", che in quello dei beni di consumo.

E ancora abbiamo una terza possibilità: gli scambi all'interno di F, un'economia finanziaria, strumenti finanziari di compravendita, indipendenti dall'economia reale. È chiaro che se R è in bassa forma perche si produce poco in beni e servizi, o perche quello che si produce è di cattiva qualità, allora un'economia finanziaria dinamica puo aiutare: creazione di crediti qui e là, mettere a disposizione del consumatore del danaro per rendere più facile la compravendita che allo stesso tempo possa produrre benefici che si potrano impiegare in una produzione migliore e più abbondante.

Però, un'economia finanziaria estremamente dinamica risveglia una gran tentazione: fare soldi comprando e vendendo strumenti finanziari, far salire i loro prezzi, ivi compreso il prezzo del danaro al di sopra del tempo (il tasso d'interesse) e al di sopra dello spazio (il tasso di scambio), e il prezzo del capitale e delle finanze (il tasso, in generale). In altre parole, la speculazione. Se R segue dietro trascinandosi disperatamente, allora F non è più un riflesso di R. E il risultato può essere il fallimento dello scambio di capitale, o come minimo un'economia molto intorpidita, con l'inflazione ed altri fenomeni difficili da controllare.

Tutto questo è già abbastanza problematico. Ma l'Olivella mette in evidenza un altro aspetto: strumenti finanziari anonimi contro strumenti finanziari identificabili. Osserviamo il danaro in monete o in assegni di banca: che cosa ci possono raccontare, soprattutto nelle società dove la circolazione del danaro è molto rapida? Ma sono lì, senza lasciare nessun segno o impronta. Qualche volta i segni sono utili per gli investigatori, e i numeri, soprattutto se sono consecutivi, possono apportare dell'informazione. Per questo la necessità di "riciclare" il denaro sporco, di eliminare qualunque impronta. Ma in principio il danaro non ha storia, perche non ha memoria, e in ogni transazione ricomincia di nuovo, come se si utilizzasse per la prima volta.

Col danaro in plastica questo non succede. Non solo si puo registrare il chi, a chi e il perchè, ma anche il quando e il dove, così chiaramente come l'estratto conto mensile del Diner's Club, Eurocard, American Express e la Visa. Soltanto manca l'indicazione del perchè, cioè la motivazione che si trova dietro ogni operazione. Ma questo normalmente puo essere facilmente dedotto con l'aiuto del resto di informazione, il che rende possibile realizzare un profilo dell'utente (io abbandonai alcune di queste ditte quando scoprii che avevano venduto i profili degli utenti ad altre ditte a cambio dei loro sforzi commerciali!).

E qui interviene la terribile ambiguità del danaro di plastica. L'operazione si trasforma in storia. La prova della transazione è lì, dopo tutto si tratta di far pagare al compratore, tanto se è la plastica di una carta di banca come quella di una carta di credito. In principio, questo dovrebbe acuire il senso di responsabilità quando si fa l'operazione, per lo meno per la semplice paura di essere scoperti (per esempio, nel pagamento con carta di credito di favori sessuali illeciti). D'altra parte, la cronistoria dell'operazione aumenta anche il controllo sul possessore della carta. In questo modo non è solo il Capitale che ha i mezzi per riscuotere, ma lo Stato ha i mezzi per controllare tutte le operazioni, a fin di bene (scoprire la truffa), e a fin di male (guidare a manipolare il movimento generale di R e di F in una società senza dialogo). Detto in altre parole, la transizione verso il danaro di plastica dovrebbe stimolare di più l'Autocontrollo, ma anche il Controllo degli altri.

Questo è il problema analizzato dall'Olivella. Le sue soluzioni sono interessanti e davvero vale la pena studiarle como un modo per fuggire dalla cassa di acciaio di Max Weber. Il baratto è un altro: responsabilità e rapporti diretti e personali. Come la "intesa" dell'Olivella con il lettore, che raccomando sinceramente. Avanti! Impariamo! Discutiamo!

Perche questo libro è anche un pezzo fascinante di macrostoria. Il lettore imparerà a vedere la storia attraverso la trasformazione del sistema monetario: dalla ceramica, al metallo, alla carta, all'elettronica (la plastica è necessaria soltanto per accedere ai circuiti elettronici). Ogni fase apre nuove opportunità e nuovi problemi. Sebbene, in qualche modo, il tema del denaro si da sempre per scontato, in realtà non si studia neanche da lontano con l'intensità con cui si dovrebbe fare.

In tutto questo troviamo un messaggio per i movimenti sociali. La maggior parte di questi si centrano in R, l'economia reale. Quali dovrebbero essere le priorità? (come la produzione per soddisfare le necessità basiche dei più bisognosi). E i fattori esterni? Ivi compreso il consumo e una distribuzione equa, socialmente giusta, e forse più egualitaria. In questo caso il danaro si utilizza come un mezzo per ridistribuire e dedurre le tasse; come un mezzo, piuttosto che come un fine, per l'accumulo. Questo sta bene, ma le diverse categorie di sistemi monetari non sono comprese nei dibattiti, né nelle agende dei movimenti sociali.

Sia gli sforzi costruttivi dell'Olivella, basati sulle sue guide empiriche per il lettore, come il suo senso critico, dovrebbero pure ispirare gli altri a guardare verso il danaro. Presto o tardi avremo una moneta unica europea (occidentale). Ci sono alcuni vantaggi, come la riduzione o la quasi eliminazione dei costi di scambio. Ma ci sono degli svantaggi: il danaro liquido, non marcato, si sposterà verso il centro, aumetando il potere del centro per inviare danaro marcato con decisioni di ritorno alla periferia. Forse la reazione della gente sarà di stampare dei buoni de credito locali, ecc. Riassumendo, un periodo molto dinamico que riguarda el danaro. Possiamo ringraziare l'Olivella che ci faccia da guida.

Versonnex, 27 luglio del 1993.

Nota
¹ Johan Galtung, professore di Studi per la Pace, Università di Witten-Herdecke, Università di Hawaii.

  

 

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